Pignola: il paese dei portali

Pignola, già Vignola (Vignole in dialetto) o paese dei portali fa parte della provincia di Potenza, da cui dista pochi km.

Come molti paesi lucani, anche questo si suddivide in varie parti: a monte il centro storico con il resto del paese. A ridosso dell’omonimo lago, oasi WWF, la celeberrima frazione (una delle tredici) Pantano.

Territorio

Il comune si snoda in altezza: Pantano si trova a circa 700 metri; il centro abitato sui 927 mentre, il punto più alto, è rappresentanti dal monte Serranetta a 1476 m. ed è,  purtroppo, ad alta pericolosità sismica.

Il territorio è prettamente boscoso, ricco di corsi d’acqua che alimentano il Basento; a essi si aggiungono diverse sorgenti potabili ma irrilevanti data l’esigua quantità d’acqua.

Esso è caratterizzato da erbe rare e tipiche della zona umida, oltre a salici, ontani, pioppi, mentre le rive fangose del lago sono un’importante stazione di sosta e nidificazione per oltre 150 specie di uccelli tra cui rapaci, poiane, folaghe, nibbi, gheppi, aironi, cormorani e tuffetti.

Attorno al lago è presente un sentiero, percorribile anche in inverno e di sera, fatto per alcuni tratti in legno, che può essere percorso in circa 1h30m e che attraversa tutto l’ambiente circostante.

Storia

Dalle origini agli Angioini

Pignola, detta anticamente Vineola, fu in seguito chiamata Vignola. Incerto è il significato di questi nomi riconducibili comunque al latino vinea, vigna. A partire dal 1863 il comune fu autorizzato ad assumere il suo attuale nome, Pignola di Basilicata, termine che potrebbe riferirsi a qualche pineta del luogo.

Le origini di Pignola sono avvolte nel mistero: la totale mancanza di testimonianze precise fa sì che gli studiosi non siano affatto concordi nel datare la nascita di questo paese. Il Lavista attribuisce la fondazione di Pignola all’imperatore Tito Vespasiano che avrebbe mandato le sue truppe a fondare diversi paesi della Lucania tra cui Tito, Pignola e Castrum Gloriosum.Il Rendina, invece, nelle Historiae della città di Potenza, afferma che il paese fu fondato da alcuni nobili potentini che fuggirono da Potenza dopo essere stati sopraffatti dai plebei.

Con l’anno mille, tutto diventa più chiaro: il paese fu governato dai Bizantini e poi dai Normanni. Il feudo di “Vineola” viene infatti citato nel catalogo dei baroni normanni. Più tardi Federico II di Svevia governerà su tutta la Basilicata. In epoca sveva, infatti, intorno al 1240, Pignola è chiamata dall’imperatore Federico II a contribuire alle spese di restauro del castello di Lagopesole.

Nel 1266 la Basilicata passa nelle mani degli Angioini e poi di diversi feudatari (Rinaldo De Puy, Giovanni Pipino).

Dalla Regina Giovanna alla fine della feudalità

Alla morte del Re Ladislao, gli successe la sorella Giovanna che sembrerebbe avesse abitato a Pignola vicino la Chiesetta di San Nicola. Giovanna concesse a Pignola privilegi e doni tra cui l’istituzione della Fiera. Nel 1420 la regina Giovanna fondò la casa Santa Ave Gratia Plena di Napoli, meglio conosciuta come “Casa dell’Annunziata”[11] a cui donò la terra di Pignola. Alla sua morte le successe Alfonso D’Aragona che, dopo aver lottato per la successione al trono contro Renato d’Angiò, decise di ricompensare le famiglie che lo avevano sostenuto (tra queste quella dei Guevara a cui il re concesse molte terre tra cui anche la città di Potenza). Proprio in questi anni la Casa dell’Annunziata cedette in enfiteusi la terra di Pignola al conte Innico de Guevara. Grazie a questa cessione si registrò a Pignola un grande aumento demografico dovuto al trasferimento in paese di diverse famiglie tra cui: La Vista, Romeo, Scavone, Albano, Padula.

La violenta epidemia di peste del 1656 colpì tutta la zona del Potentino e Pignola si vide decimare gli abitanti. Nonostante ciò il paese continuò a crescere negli anni successivi non solo demograficamente ma anche culturalmente spronato dalla presenza di due conventi che erano nel suo territorio.

Verso la fine del 1600 numerose bande di briganti infestavano continuamente invadendo terre coltivate assaltando molte masserie isolate e distruggendo tutto ciò che trovavano sul loro cammino. Tra i briganti più temuti Francesco Cauzillo di Pignola, detto l’arrabbiato, che con altri banditi, tra cui Giuseppe Postiglione e Bernardo Guma, fu accusato di furti, rapine, omicidi, sequestri di persona e ricatti. Proprio per l’esistenza di queste bande molti Pignolesi vennero perseguitati per aver fornito appoggi ai Cauzzillo (una delle bande più note all’epoca).

Il Settecento e la Relazione Gaudioso

Dalla Relazione Gaudioso, stilata agli inizi del 1700 per ordine reale dall’avvocato fiscale Don Rodrigo Maria Gaudioso, apprendiamo che la terra di Pignola era esposta verso Tramontana per cui “li terreni sono molto sterili e di gran povertà. (…) La gente bassa era di costume rissoso, poi, col beneficio di due congregazioni erette, si sono rese più docili, standovi tutti ascritti in dette congregazioni, dove si fanno continui esercizi spirituali”.

Apprendiamo inoltre che all’epoca il territorio di Pignola era abitato da circa tremila persone dedite alle “arti liberali, all’arte meccaniche e alla coltura dei terreni, ed altri pochi che vanno negoziando da vaticali da donde si provvede in parte di quello che manca”.

lo stesso documento registra la presenza a Pignola della “decorata” Chiesa di Santa Maria Maggiore, di cinque confraternite di carità, di due monasteri di padri mendicanti di San Francesco, uno dei Padri Cappuccini, poco distante dall’abitato, l’altro sotto il titolo di San Michele Arcangelo, a un miglio di distanza dall’abitato.

Il 1700 fu un secolo di ribellioni e subbugli. Nel 1747, ad esempio, si registra una lite amministrativa tra Pignola e Potenza per il possesso del Lago e di una zona boschiva posta tra i due centri, detta “Area Silvana”, zone entrambi molto importanti per l’economia del territorio. Il Lago all’epoca era pescoso e vi si poteva raccogliere paglia di buona qualità.

L’Ottocento

Pignola non si fece coinvolgere direttamente nei fatti del 1799 relativi alla nascita della repubblica partenopea. Nel Libro dei defunti della parrocchia leggiamo dei pignolesi uccisi in quel periodo e della fucilazione di Nicola Trotta, uno dei capi della rivolta, che, potentino residente a Pignola, tentò di sobillare il paese contro i Borbone ma non ottenne seguito in paese. Tra il 1806 e il 1809 si registrano diversi violenti scontri in paese tra le famiglie di fede borbonica e i simpatizzanti del governo francese.

Nel 1808 Gioacchino Murat fu nominato Re di Napoli. Egli dispose una statistica, la Statistica Murattina, da cui possiamo desumere interessanti notizie su Pignola e sulle condizioni di vita del popolo lucano. “Il basso popolo abita ordinariamente in sottani angusti ed oscuri i quali ricevono la luce del sole dalla sola porta aperta. In questa specie di tuguri coabita coi polli, il poro e l’asino e, non tenute con nettezza, si sviluppano delle febbri contagiose.” Vi si legge ancora che le donne andavano scalze in ogni stagione e che fiorivano le attività economiche legate in particolare alla lavorazione di panni e tessuti. Molto sviluppato anche l’artigianato in legno e in ferro battuto. Tra il 1806 e il 1809 Pignola partecipò attivamente al brigantaggio: si formarono infatti bande organizzate in funzione antifrancese che proseguirono la loro azione anche dopo l’unificazione del Regno d’Italia, quando diversi pignolesi andarono a rimpinguare le file dei briganti.

Nel 1848 scoppiarono nuovi moti, i cosiddetti “moti comunisti” durante i quali i contadini insorsero per la conquista della terra minacciando la sicurezza dei proprietari terrieri.

Tra il 1850 e il 1851 anche Pignola subì gravi perdite a causa dell’epidemia del vaiolo.

Nel 1857, alle cinque di mattina, tra il 16 e il 17 dicembre si verificò in Basilicata un sisma violento e inatteso che causò molte vittime e danni ingenti. Le vittime di Pignola furono sette e anche i danni furono numerosi. Tra gli edifici crollati ricordiamo: la Cappella della Santissima Annunziata, la Cappella di Santa Maria del Pantano, una porzione del campanile della chiesa di Santa Maria Maggiore e circa ottanta case di privati cittadini. Tutta la popolazione attribuì la propria salvezza alla grande devozione riposta verso la protettrice, Madonna degli Angeli.

Pignola partecipò anche ai moti del 1860. Tra gli insorti ricordiamo i fratelli Berardi, Filadelfio e Giuseppe Eugenio, Domenico Coiro ed Emilio Fittipaldi.

Nel 1860 si verificarono atti briganteschi ricollegati a motivazioni del tutto politiche ovvero di riportare sul trono di Napoli il Borbone. A causa di queste atti il sindaco di Pignola emanò alcune disposizione che impedivano ai cittadini di recarsi a lavorare in campagna senza un regolare permesso e di portare con sé più di un certo quantitativo di pane per impedire che rifornissero di cibo i loro parenti datisi alla macchia.

Il Novecento

Passata l’epoca del brigantaggio, liberate le campagne dal pericolo di disordini pubblici, Pignola entra a far parte del Regno d’Italia. I due terzi degli abitanti di Pignola sono di condizione contadina. Tanti gli emigrati. Nel 1901 gli emigranti sono 83 su 2567 abitanti, nel 1906 sono 106 su 2556 abitanti.

Per quanto concerne l’istruzione agli inizi del 1900 circa la metà degli obbligati era inviata a lavorare piuttosto che entrare a far parte della popolazione scolastica.

Dal punto di vista politico si fronteggiavano due diversi partiti: il Partito Socialista e quello Liberale. Nelle elezioni amministrative del 1914 vinse il Partito Socialista, ma seguirono momenti di disorientamento ed alterne vicende che portarono alla nomina di un commissario prefettizio.

Tra il 1917 e il 1918 fu concluso il tronco ferroviario della Ferrovia Calabro Lucana tra Pignola e Potenza (inaugurato il 23 gennaio 1919), che fu utilizzata non solo per i semplici collegamenti, ma anche per spedire il carbone prodotto a Pignola in gran quantità. Il 4 novembre 1931 venne inaugurato il prolungamento ferroviario fino a Laurenzana.

Negli stessi anni alto fu il tributo pagato dalla comunità pignolese che contò più di quaranta vittime nella grande guerra.

Anche nel secondo conflitto mondiale Pignola pagò un alto tributo di sangue. Nel settembre del 1943 alcuni aerei alleati sganciarono un gran numero di bombe sulla città capoluogo e tre ordigni furono destinati a Pignola. Essi caddero nel rione Convento, allora pressoché disabitato, e non causarono vittime.

Il dopoguerra fu un periodo difficile anche per Pignola: moltissimi residenti furono costretti ad emigrare alla ricerca di un lavoro.

Il 23 novembre 1980 un violento sisma colpì l’abitato. Crollarono venti case, tredici furono dichiarate pericolanti, cinquanta quelle inagibili e riparabili. I senzatetto furono 271 su una popolazione di 3983 abitanti. Non si registrarono vittime ma tanti pignolesi emigrarono in altre parti d’Italia o all’estero.

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