Nova Siri: la vecchia Bollita

Nova Siri (il cui antico nome era Bollita) si trova in provincia di Matera in Basilicata. Sorge sulla costa jonica e si divide in Nova Siri paese, o centro (in dialetto u paìs), e Nova Siri Marina, o scalo (in dialetto a staziòn). 

Territorio

Il territorio comunale di Nova Siri sorge a 355 m s.l.m. nell’estrema parte sud-orientale della provincia di Matera, al confine con la parte sud-orientale della provincia di Potenza e la parte nord-orientale della provincia di Cosenza.

Poiché si snocciola lungo una fascia mare-montagna, si caratterizza per notevoli differenze geo-ambientali, distinguibili in tre distinti settori: marittimo, collinare e basso-montano.

Il territorio marittimo comprende una fascia costiera estesa per circa tre chilometri, che si affaccia sul golfo di Taranto, facente parte del mar Ionio, nel territorio comunale si ha la presenza delle foce di alcuni brevi torrenti (San Nicola, Toccacielo). Tali corsi d’acqua, attraversando il territorio comunale da nord a sud, divenendone confine e comunale e regionale, infatti, il torrente Toccacielo con la sua foce (riserva faunistica del WWF, in cui trovano rifugio alcuni trampolieri comuni nel bacino mediterraneo (tra cui ricordiamo l’airone cenerino) insieme ad altri uccelli marini come la gabbianella); la foce del torrente viene a trovarsi a pochi metri dal confine con il lido del comune di Rotondella.

Questa contrada comunale sud-orientale, che la toponomastica locale definisce Laccata, è riconosciuta anche a livello provinciale, vi si sviluppa, infatti, la strada provinciale della Laccata, che viene ad essere la conclusione naturale del vecchio tracciato che un tempo era il percorso della strada provinciale ex-S.S.104 Sapri-Ionio, la quale attualmente congiunge la frazione Marina, innestandosi con la Strada statale 106 Jonica, con il centro storico.

In contrada Laccata l’amministrazione comunale ha posto la realizzazione dello Stadio comunale.

Il torrente San Nicola, maggiormente similare a una fiumara, diviene il confine occidentale del territorio comunale provinciale e regionale, dal momento che si pone a ridosso del confine della regione Basilicata dalla regione Calabria. La caratteristica geografica maggiormente evidente dei due torrenti è data dal differente sviluppo idrografico; infatti il Toccacielo nel suo percorso non abbandona il territorio comunale, ponendosi come un confine naturale del territorio amministrativo, mentre il San Nicola, deviando verso ovest a circa tre chilometri dalla foce, sconfina nella regione Calabria.

La costa sabbiosa è ricca di dune naturali, su cui l’avena marina cresce e prospera, in unione ad altre piante marittime, (asfodelus-asfodelo, Salsola kali-Salsola, Eryngium maritimum-calcatrèppola marina); la sabbiosità sia interna che marittima rappresenta un notevole distacco con il fondale e la costa ghiaiosa della vicina Rocca Imperiale, tuttavia questo aspetto avvicina la costa lucana allo Jonio alla costa della vicina Puglia. Altra caratteristica arborea della zona marittima sono le pinete e gli eucalipteti, questi ultimi piantumati in tempi recenti (prima metà del secolo XX) non solo per bloccare il degrado delle spiagge e la desertificazione, ma anche per impedire il proliferare, in zone bonificate, della malaria, utilizzante come veicolo di contagio le zanzare palustri. Tali impianti prosperano poiché gli eucalipti, assorbendo le acque reflue, ne impediscono la stagnazione permettendo così alla flora mediterranea di riprendere a svilupparsi (grazie all’aiuto sia dell’uomo sia della natura) evitando che marcisca per la presenza di troppa acqua. Lungo i viali e all’interno delle zone arboricole inselvatichite prosperano il rosmarino, l’oleandro e numerose piantagioni fruttifere (soprattutto impianti di alberi del genere prunus-pescheti, albicoccheti, pruneti-ma anche agrumeti) annuali.

Risalendo verso nord, lungo l’ex-strada provinciale 104 (Sapri-Ionio), e superata la demarcazione della SS 106, la fascia costiera, occupata in parte da Nova Siri Marina, lascia posto a zone agricole in cui si coltivano ulivi, aranci, campi di susini (prunus domestica). In spazi vuoti o abbandonati o appartenenti al demanio si possono notare la presenza di alberi tipicamente rustici e fortemente legati al territorio come il pero selvatico o (Piràinu) o le querce, indice della boscosità antica del territorio, sostituite in tempi immemori dagli ulivi, che, tuttavia, dimostrano sia l’antichità degli impianti con la loro maestosità sia la forte antropicizzazione dei luoghi. Altre specie floreari del territorio sono il finocchio selvatico o finocchietto, la cicoria selvatica, il tarassaco, il cardo selvatico o carciofo selvatico mentre alcune zone sono colonizzate dalla calendula.

Superato il centro storico di Nova Siri, il territorio diviene basso-montano sia come temperature sia come flora. In esso si riscoprono sia gli arbusti della flora mediterranea sia gli alberi tipicamente montani in quantità tali da far ricordare le foreste di territori geograficamente vicini, come il monte Pollino, il quale è il cuore del parco nazionale omonimo, pertanto si incontrano zone con querceti, con pinete non impiantate e ricche zone di crescita di peri selvatici su cui il vischio prospera.

Storia

La posizione del centro antico (castello) evidenzia una precedente funzione di avamposto militare e civile forse di origine romana o, più probabilmente, bizantina, a presidio delle coste ioniche, durante l’età delle scorrerie dei saraceni, la cui funzione è attestata dalla torre cavallara presente sulla costa, di proprietà attualmente dei Battifarano.

L’antico nome Bollita (la cui origine è discussa poiché potrebbe derivare o dall’antico Boletum presumibilmente ovvero dalla forma ovoidale della collina che richiamerebbe alla mente il cappello del fungo porcino (boletus edulis o dalla presenza di polle d’acqua sorgive, richiamando l’antico senso di acqua che bolle) venne abbandonato in favore della denominazione attuale per la presenza in questo territorio, attestata da Strabone nella sua opera Geografia, della città di origine greca Siris.

Successivamente, fra il XIV e il XVI secolo fu feudo della famiglia spagnola Sandoval de Castro, il cui più famoso esponente fu don Diego Sandoval de Castro, amante della contessa Isabella Morra, figlia del conte Morra signore di Favale (antica denominazione di Valsinni).

Fu culla della famiglia Settembrini (il cui palazzo gentilizio si trova nella zona Porticella, antica denominazione del quartiere orientale della cittadina) che, trasferitasi a Napoli agli inizi del XIX secolo, diede i natali al patriota e scrittore Luigi Settembrini. La cittadina nella seconda metà dell’Ottocento fu centro di un gruppo risorgimentale affiliato alla giovine Italia [2] di cui un esponente fu Pietro Antonio Battifarano, che partecipò all’impresa garibaldina arruolandosi, presso Capua a un reggimento di camicie rosse.

Sotto il profilo urbanistico l’abitato iniziò a svilupparsi nella seconda metà del XX secolo, prima sulla collina orientale in cui era posto il cimitero antico (attualmente posizionato in contrada San Megale), poi, dagli anni settanta del Novecento, soprattutto lungo l’asse viario che collegava il centro, mediante la allora SS 104 Sapri-Jonio (attualmente declassata a strada provinciale di viabilità secondaria) con la stazione ferroviaria e la frazione Marina, a ridosso della SS 106 Reggio Calabria- Taranto. Nova Siri Marina ha conosciuto, da allora, un notevole sviluppo demografico divenendo una nota stazione balneare che attira villeggianti non solo dai paesini dell’entroterra lucano e calabrese, ma anche dal resto d’Italia e dall’estero.

L’essere situata nel cuore dell’antica Magna Grecia, tra Taranto e Crotone, in un’area unica sotto il profilo storico e di facile accesso (tramite la SS 106), rende agevole la visita dei vicini siti archeologici di Policoro,

con l’antico sito di Heraclea, Metaponto di Bernalda antico centro culturale magnogreco, Matera con il sito UNESCO delle chiese rupestri. Se si utilizzano le vie interne lucane sono facilmente raggiungibili Tricarico, Vaglio, Venosa, Grumento Nova, Craco, tipico centro urbanisticamente disabitato. Immettendosi sulla SS 106, in direzione Reggio Calabria, si toccano Rocca Imperiale, con il suo castello federiciano, Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Trebisacce e le antiche città magnogreche di Sibari e Crotone

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