Tito

Tito (Lu Titu in dialetto locale) è un comune italiano di 7.263 abitanti della provincia di Potenza, in Basilicata.

Geografia fisica

Appartiene alla comunità montana del Melandro e si trova sullo spartiacque tra Ionio e Tirreno. Nascono nel suo territorio, difatti, due torrenti affluenti di due distinti corsi d’acqua che sfociano nei mari sopra citati, rispettivamente il torrente Tora, affluente del fiume Basento, e la fiumara di Tito, affluente del fiume Sele.

Centro con una delle principali aree industriali della provincia di Potenza, che è collocata poco sotto il versante sud del Monti Li Foj, avrebbe dovuto ospitare l’interporto lucano. In data 18 giugno 2009 il commissario ASI della provincia di Potenza, Alfonso Ernesto Navazio, con delibera numero 115, ha revocato la concessione dei terreni alla società che avrebbe dovuto realizzarlo.

Si ricordano diversi eventi storici nonché la presenza di scavi archeologici nei pressi del vecchio abitato del paese di Satriano. Nel territorio comunale rientra la Torre di Satriano, centro medievale che comprende i resti di una torre normanna, di una cattedrale e delle complementari strutture. Quest’area è un sito archeologico molto importante dove, in seguito a diverse attività di ricerca, sono stati ritrovati numerosi reperti risalenti anche al VII secolo a.C.

Territorio

Il comune è sostanzialmente diviso in due parti: il capoluogo, Tito, dove risiedono la maggior parte degli abitanti, sede del Municipio e altri servizi, e la zona industriale e commerciale di Tito Scalo, che ospita lo scalo ferroviario delle Ferrovie dello Stato e una delle più importanti zone industriali della regione, dove stanno trasferendosi molte imprese del potentino.

Il territorio del comune di Tito è stato inserito in una zona di grado sismico pari a S=9 dopo il catastrofico sisma in Irpinia del 23 novembre 1980[3]. In seguito, con la delibera del Consiglio Regionale della Basilicata n.724 dell’11 novembre 2003 Tito, è stato inserito nella zona sismica 1.

Storia

L’abitato sorgeva originariamente in un luogo molto più elevato, a nord-est del Monte Carmine nei pressi dell’attuale zona industriale sulle alture a sud della Piana di Santa Loja, abbandonato a causa della distruzione completa del paese dovuta alla guerra nei pressi dell’attuale zona industriale sulle alture a sud della Piana di Santa Loja (come riportato da Tito Livio) . A seguito della distruzione dello stesso, i titesi si divisero in due parti: una parte si spostò verso la zona chiamata “Piano della Chiesa”, a nord-est della Torre di Satriano; l’altra si fermò nei pressi della riva del fiume Noce, nella località detta “In piedi alla terra” o Fiumara, dove sorge l’attuale cittadina. La popolazione si incrementò anche grazie alla distruzione della non lontana Satrianum, della quale sono presenti importanti resti archeologici.

Anticamente la zona della Torre di Satriano era sotto il controllo di una comunità di agricoltori e guerrieri, che erano tra i più importanti esponenti di un èlite ricca, collegata con le società magnogreche più vicine. Anche nei secoli successivi si afferma l’importanza di questo luogo, dato che anticamente sorgeva un santuario dedicato alla dea “Mefitis”. Tutto questo si collega alle origini del paese e del suo nome. Uno dei primi nomi utilizzati “Teiodes”, che significa “solforoso” di zolfo; potrebbe attribuirsi alla presenza delle numerosi sorgenti di acqua sulfurea, diventato poi Tito per lenta trasformazione. Ma il nome potrebbe dervare anche da “tutus” o “titulus”, dal latino, che può avere diversi significati: soldato, confine, riferito alla zona di confine tra governatorato bizantino e principato di Salerno.

Con l’abbandono dell’altura di Satriano, ci fu la crescita di “Grumentum”, uno dei centri più ricchi e importanti della Lucania romana. Una leggenda che ha come protagonista il santo Protettore della città San Laviero, è collegata proprio al luogo precedentemente citato: Laviero giunse a Grumento per predicare la parola di Dio; il 14 luglio del 312 d.C. dopo essere sfuggito alle persecuzioni di Agrippa. Il Preside della Lucania, lo aveva fatto arrestare in nome degli dei, ma non riuscendo a farlo convertire, ordinò di gettarlo in pasto alle belve. Ma queste, invece di divorarlo, gli si accovacciarono ai piedi rivolgendosi minacciose verso Agrippa. Dopo essere stato ricondotto in carcere, a Laviero apparve un angelo che gli aprì le porte della cella, invitandolo ad allontarsi dalla città. A Grumentum fu cattura e decapitato davanti a tutto il popolo, il 17 novembre del 312 d.C.

Diversi eventi storici infausti importanti hanno coinvolto la cittadina di Tito, come ad esempio il sisma del 1561 che distrusse il centro abitato causando un centinaio di morti, la peste del 1656 che sconvolse l’intero regno di Napoli nonché il terremoto del 1694 durante i quali le chiese, come la Chiesa Madre, il campanile e altre tre cappelle del paese furono rase al suolo. Questo periodo storico fu anche oscuro per il Paese a causa dello spadroneggiare de nobili e feudatari; un simbolo forte di questo periodo è il Castello (del quale oggi resta solo una via). Tito è stato segnato anche dalla Rivoluzione Napoletana del 1799 per la quale si ricorda la figura di Francesca De Carolis Cafarelli.

Dopo l’Unità d’Italia anche Tito fu toccato dal fenomeno del brigantaggio per il territorio favorevole e per i rapporti che si stabilirono tra la popolazione e i briganti. Nel 1857 un altro violento terremoto colpì il territorio, con conseguenze devastanti e si rivelò uno tra i più devastanti di tutta Europa, causando solo in Basilicata ben 9257 vittime. Questo portò ad una situazione generale di povertà e soprattutto iniziarono i primi flussi migratori, soprattutto verso le Americhe. Intorno al 1860 con la spedizione dei Mille, che risalivano dalla Sicilia, la Basilicata preparava la sua insurrezione sotto la guida di Giacinto Albini, Nicola Mignogna e Camillo Boldoni che furono i primi a proclamare l’Unità d’Italia a Corleto Perticara. Il 18 agosto del 1860 l’insurrezione arrivò a Potenza e anche da Tito, dove un gruppo di volontari guidati da Ulisse Caldani, tese un tranello alle truppe borboniche, ripiegandosi verso Auletta.

Tutto questo venne anche descritto nel romanzo storico l’”Alfiere”, scritto da Carlo Alianello. Molte vicende del romanzo sono ambientate proprio a Tito, dove lo scrittore ha soggiornato per diverse volte e dove oggi è custodito il Fondo a lui dedicato. L’emigrazione continua e nel 1880 viene inaugurata la linea ferroviaria Eboli-Metaponto e proprio a Tito è presente la stazione lungo questo importante asse di collegamento fra il Mar Tirreno il Mar Ionio, anche se distante 4km dal centro abitato. Il 1930 inizia con un altro evento disastroso, accompagnato dalla lotta contro la disoccupazione, che aumentava sempre di più e quella contro l’analfabetismo. Nel 1936 la popolazione è sensibilmente diminuita e con l’entrata dell’Italia nel conflitto mondiale, questa peggiora ulteriormente portando ad una grave crisi economica, in modo particolare nel settore agricolo. Nel 1951 gli analfabeti sono ancora presenti e inizia l’emigrazione verso i paesi del nord Europa. Nel 1963 un altro violento terremoto colpisce il paese.

Verso la fine degli anni Sessanta, nella zona di Tito Scalo si iniziano a sviluppare i primi investimenti industriali, dando nuovi posti di lavoro ai cittadini. Gli addetti al settore industriale aumentano notevolmente, portando ad una diminuzione di quello del settore agricolo, tra il 1980 e il 1990.

Nel 1980 un altro violento terremoto porta alla distruzione quasi completa della Chiesa Madre, ma che fortunatamente non fece vittime a Tito. Il periodo successivo fu segnato da una lenta ricostruzione, che successivamente ha portato ad uno sviluppo economico e sociale, grazie alla crescita dell’area industriale e ad un importante investimento nel settore commerciale. Grazie al suo reddito pro-capite è tra le prime città della Basilicata ed è uno tra i pochi centri della regione ad accogliere sempre nuovi residenti.

Il Convento di Tito

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